TEATRO REBIS
SS16
Di e con Debora “Binju” Binci
Cura dello spazio Yesenia Trobbiani Speroni
Cura del suono Cecilia Stacchiotti e Roberto Salvati
Drammaturgia del movimento Antonella Boccadamo
Disegno manifesto Marco Smacchia
Direzione tecnica Roberto Salvati
Regia e drammaturgia Debora “Binju” Binci e Andrea Fazzini
Coproduzione Teatro Rebis e Teatro dei Mignoli
Con il Patrocinio del Consiglio Regionale delle Marche
Con il sostegno residenziale di Nottenera Festival (AN), e di Museo Città di Cannara (PG), Stagione Agorà. Teatro Casa del Popolo di Castello d'Argile (BO), Spazio Nassau (BO), Teatro delle Ariette (BO), Teatro Laura Betti (BO), Teatro dei Mignoli (BO), spazio Echo (BO).
“Progetto sostenuto dalla Regione Marche - Assessorato alla Cultura”
Spettacolo finalista a Premio Scenario 2023
SS16 è uno spettacolo che dipinge la marginalità della provincia marchigiana: un frammento di mondo residuale e dimenticato, che tanto ha di peculiare quanto di universale e ascrivibile a qualunque esistenza fuori dai centri.
Un road trip ipnotico tra i paesaggi e i ricordi dell'autrice e attrice Debora Binci, marchigiana transfuga giovanissima dalla Provincia, che con nostalgia si riavvicina al proprio territorio di origine, ritrovando chi quelle zone non è mai riuscito a lasciarlo, chi non ha mai guardato alla possibilità di farlo, e chi - come nel caso del poeta anconetano Franco Scataglini - è riuscito a restare mantenendo uno sguardo incorrotto, arrivando a poter descrivere il sublime che si nasconde dietro gli angoli più impensabili.
Ripercorrendo la sua vita a partire dall'infanzia ed evocando di volta in volta luoghi e paesaggi, emergeranno personaggi sghembi e strambi, ma tremendamente attaccati alla vita, tanto peculiari quanto archetipici della Provincia italiana, un territorio che per estensione rappresenta la parte maggioritaria del nostro Paese, e che ciononostante resta troppo spesso inespressa - se non per luoghi comuni.
Nei territori più marginali si percepisce fortemente un doppio scorrere del tempo: quello neoliberista della Storia - che fa delle società ciò che fa agli ecosistemi, ovvero ucciderne la biodiversità - e quello imperituro del Luogo.
La scena si presenta spoglia, con un grande cubo composto da mattoncini Lego e un registratore a bobine, dal quale emergeranno voci, musiche, ambienti, come i vecchi nastri più volte sovrascritti, fino a creare una sorta di compilation dadaista, da Caterina Caselli alla Tekno old school. Tutto il racconto si svolge in una crescente tensione all'allontanamento, mano a mano che ci si addentra, la repulsione cresce assieme alla voglia di andarsene.
“Nelle Marche il sabato sera non si esce, si scappa. Veramente, si dice così, ci sarà un motivo”.